Giovanni Pierluigi (o, in latino, Johannes Petraloysius[2]) nacque presumibilmente a Palestrina, vicino a Roma; il padre si chiamava Sante, o Santo, e la nonna Jacobella, che lo cita nel suo testamento datato ottobre 1527 e che costituisce il primo documento dove è nominato. L'anno di nascita del compositore è stato proposto sulla base di un elogio commemorativo scritto da un giovane contemporaneo, Melchiorre Major, nel quale si affermava che al momento della morte Palestrina aveva 68 anni[3]. Giovanni visse la maggior parte della sua vita a Roma, dove probabilmente si trovava già da fanciullo; un documento del 1537 riporta infatti il nome di «Joannem da Palestrina» tra i putti cantori della basilica di Santa Maria Maggiore. I maestri allora in carica erano un certo Robert e i francesi Robin Mallapert e Lebel. Il futuro compositore ebbe il suo primo incarico come organista della cattedrale di S. Agapito a Palestrina nel 1544; gli obblighi di questo contratto gli imponevano anche di insegnare il canto ai canonici e ai bambini cantori. Il 12 giugno 1547 si sposò con Lucrezia Gori, da cui avrà i figli Rodolfo (1549–1572), Angelo (1551–1575) e Iginio (1558–1610). Nel 1551 il vescovo di Palestrina Giovanni Maria del Monte fu eletto papa e nel mese di settembre Giovanni diventò magister cappellae della Cappella Giulia[4] così come risulta dai libri censuali "D. Ioanni praenestino magistro cappelle Sc.6", succedendo al magister Robin Mallapert, e così fino al 1554 (mancano poi i libri censuali dal 1555 al 1557 ove si potrebbe vedere quando il Pierluigi lasciò questo posto luminoso di primo de' maestri). Nel 1554 Giovanni pubblicò il suo primo libro di messe[5], dedicato al papa Giulio III, e il 13 gennaio 1555 fu ammesso dallo stesso pontefice tra i cantori della cappella papale, senza chiedere il consenso ai cantori stessi, che al contrario erano particolarmente gelosi del loro privilegio. Così, morto papa Giulio III e concluso il brevissimo regno anche del successore Marcello II, a settembre del 1555 il nuovo papa Paolo IV costrinse alle dimissioni tutti i cantori ammogliati (Leonardo Baré, Domenico Ferrabosco e lo stesso Giovanni Pierluigi), concedendo però loro una pensione. Il mese successivo Palestrina fu assunto come maestro di cappella della Cappella musicale Pia Lateranense[4]; lascerà l'incarico nel 1560, portando via con sé anche il figlio Rodolfo, che era cantorino del coro. Dal marzo 1561, trovò un nuovo impiego presso la Basilica di Santa Maria Maggiore. Risale forse a questo periodo la composizione della famosa Missa papae Marcelli, la cui importanza è legata alle riforme del Concilio di Trento. Giovanni divenne intanto maestro del neonato Seminario Romano nel 1566, riuscendo nel contempo a prestare servizio anche per il Cardinale Ippolito II d'Este (1º agosto 1567 - marzo 1571). La sua fama di compositore, già largamente attestata dai contemporanei, gli procurò offerte di lavoro dall'aristocrazia sia italiana sia straniera, alcune delle quali rifiutate; il duca Guglielmo Gonzaga fu tra i più grandi ammiratori e finanziatori di Palestrina, almeno dal 1568 sino 1587, anno in cui il duca morì. Nell'aprile del 1571, alla morte di Giovanni Animuccia, Palestrina tornò come maestro in Cappella Giulia, mantenendo l'incarico sino alla fine. Tra il 1572 e il 1575, a causa di un'epidemia morirono il fratello Silla e i figli Ridolfo e Angelo. Nel 1580 morì la moglie Lucrezia; Giovanni inizialmente chiese e ottenne di prendere la tonsura, ma pochi mesi dopo sposò invece una ricca vedova romana, Virginia Dormoli, che aveva ereditato dal defunto marito una prospera attività di commercio di pellicce. Negli ultimi anni di vita, Giovanni accrebbe ulteriormente la sua fama, e fu considerato il massimo compositore esistente. Morì il 2 febbraio 1594 e venne tumulato nella Basilica di San Pietro; ai suoi solenni funerali parteciparono molti celebri musicisti del tempo. Palestrina fu celebre sia in vita sia dopo la sua morte; le sue composizioni assursero a modello insuperato della polifonia vocale sacra rinascimentale della Chiesa Romana e sono tutt'oggi un riferimento per lo studio della composizione, in particolare della tecnica del contrappunto. Fu un uomo dotato anche di grande senso pratico; grazie a una serie di scelte oculate, operate in momenti difficili della sua vita, condusse un'esistenza agiata.